It’s time to act. Il servizio idrico italiano e il bisogno di un cambio di passo

«È giusto parlare dei problemi, analizzare e comprendere le migliori strategie possibili. È però arrivato il tempo di agire». Parole chiare, quelle usate da John Fawell, membro del Comitato Linee-Guida per l’acqua potabile dell’OMS, nell’indicare le possibili soluzioni all’emergenza siccità che sta colpendo l’Italia in un’estate che si rovente.
Nel corso dell’evento organizzato lo scorso 4 luglio da BolognaFiere Water&Energy – Ricerca e innovazione, digitalizzazione, sostenibilità: la strada della transizione ecologica – Fawell, rispondendo alle domande di Nicola Saldutti, Caporedattore Economia del Corriere della Sera, ha illustrato la necessità di approcci innovativi nella gestione della più preziosa risorsa per la vita umana, per troppo tempo considerata illimitata. 

In effetti, il corso degli eventi impone di ripensare le modalità con cui fino ad oggi il nostro Paese si è occupato di risorse idriche, anzitutto attraverso un profondo rinnovamento infrastrutturale.

Appare ormai chiaro che gli obiettivi da perseguire siano quelli di ridurre al minimo gli sprechi e di incrementare i tassi di raccolta e riutilizzo. La chiave sta nel ricercare soluzioni che siano in grado di coniugare l’innovazione con le esigenze della green economy. «Occorre un approccio multilivello, che coinvolga il più possibile le comunità locali e le giovani generazioni, quelle più inclini ai cambiamenti e alla creatività». 

Di adeguamento infrastrutturale ha poi parlato Stefano Tersigni, componente della Direzione centrale delle statistiche sociodemografiche e ambientali di ISTAT, ponendo l’attenzione su un dato che racconta più di mille parole. In Italia la dispersione di acqua tra il prelevato ed il consumato si attesta al 48%, cifra inferiore solo a quella della Grecia nell’intera UE. 

Non solo rivoluzione delle infrastrutture, ma anche dei comportamenti quotidiani. Luigi Petta, Responsabile Laboratorio Tecnologie per l'uso e gestione efficiente di acqua e reflui di ENEA, ha posto l’accento soprattutto sulle abitudini dei settori produttivi in tema di risorse idriche, in particolare dell’agricoltura. Una gestione più oculata necessita di innovazioni tecnologiche per l’irrigazione di precisione e, soprattutto, di un deciso cambio di passo nello sfruttamento delle acque reflue, che ad oggi si attesta a livelli ancora insufficienti. 

Ne è convinto anche Andrea Guerrini, componente del collegio di ARERA e Presidente WAREG, per il quale è necessaria un’espansione del core business dei gestori di servizi idrici, affinché essi assumano il ruolo di veri e propri provider di servizi ambientali. 

La gestione dell’acqua resta un tema complesso, per il quale non esiste “la” soluzione, ma un ventaglio di approcci che necessitano del coinvolgimento di tutti gli attori in campo.

Nel corso del suo intervento, Luca Lucentini, Direttore del Reparto di Qualità dell’acqua e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, ha parlato dell’esigenza di superare la frammentarietà amministrativa che ad oggi affligge il servizio idrico. «Così come si è imposto il concetto di One Health, è necessario che si affermi il concetto di One Water. Un’unica risorsa, un diritto universale declinato in molteplici utilizzi. È la partnership, l’obiettivo 17 degli SDG, a dover costituire la bussola della nostra azione». 

Per conoscere tutte le novità in materia di digitalizzazione e all’innovazione del settore idrico, partecipa a FORUM ACCADUEO – BolognaFiere, 12-14 ottobre 2022